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Discorso sullo Stato dell’Unione, Von Der Leyen: “Rendiamola più forte, insieme”

Il 15 settembre, a Strasburgo, la Presidente Von Der Leyen ha pronunciato il discorso sullo Stato dell’Unione dinanzi al Parlamento europeo. Ascoltando l’insieme di progetti e riforme in agenda si comprende che la linea Von Der Leyen è riassumibile nella frase di De Gasperiana memoria, “politica vuol dire realizzarsi”.

Seppur non troppo dettagliate, le proposte di cui la Presidente ha discusso delineano un cambio di passo. Si auspica maggiore pragmatismo. Forte centralità è stata data alla valorizzazione e al rafforzamento dell’anima della nostra Unione. Viene ritratta un’Europa forte, unita nelle avversità e nella ripresa, un’Europa dove valori come la libertà, la diversità e la responsabilità verso gli altri tornano al centro assieme alle grandi tematiche e alle sfide del nostro tempo.

Vi sono state inconsistenze e incomprensioni tra gli stati membri dell’Unione, la stessa Presidente lo ammette, pur affermando che “per quanto sia imperfetta, la nostra Unione è straordinaria nella sua unicità e unica nella sua straordinarietà”. Alcuni hanno letto tra le linee soltanto tanta retorica. Sicuramente quello della Von Der Leyen è un discorso volutamente privo di polemiche. Eppure, si è rivelato decisamente ricco di riflessioni.

La pandemia è stata un acceleratore formidabile in termini di sforzi congiunti e collaborazione tra gli Stati membri: di ciò l’integrazione europea ne ha sicuramente giovato. Il Covid-19 ha colto tutti allo sbaraglio ma, nonostante questo, la Commissione è stata in grado di raggiungere obiettivi essenziali nell’azione di contenimento del virus, ed ora, con l’autorità operativa HERA, s’appresta a “garantire che mai più nessun virus trasformi un’epidemia locale in una pandemia globale”.

Sulla politica fiscale, la Presidente presenta NextGenerationEU – primo esempio di debito comune – come un investimento a lungo termine. Sicuramente una discussione profonda riguardante il patto di stabilità emergerà nei prossimi mesi, i cui equilibri saranno fortemente influenzati dal voto per la leadership tedesca.

Nuovo e con una impronta decisa è l’intento di presentare una nuova legge europea sui semiconduttori, vitali nella produzione dei chip, settore del digitale oggi troppo dipendente dall’Asia. “Non si tratta solo di competitività. Si tratta anche di sovranità tecnologica”. La Commissione è convinta della qualità della ricerca e produzione europea.

Intrecciato con ricerca e sviluppo è il programma ALMA, proposto sulla falsariga dei programmi di scambi europei già esistenti, il quale consentirà ai giovani NEET di fare una esperienza professionale in un altro paese europeo.

In svariati passaggi del discorso viene richiamata l’attenzione al destino delle generazioni future; la pandemia ha causato un accumulo di “tempo perduto che non potremo più restituire ai nostri giovani” afferma infatti la Presidente, “questa deve essere la loro Conferenza”.

Altro tema toccato è stato il Green Deal. È netta la posizione della Von Der Leyen: l’Europa verserà ingenti finanziamenti per il clima ma essa non può agire da sola – la COP26 di Glasgow sarà il vero turning point sulle posizioni di tutta la comunità mondiale. L’annuncio da parte del Presidente cinese riguardante l’interruzione della costruzione di nuove centrali a carbone all’estero ha una notevole portata; pur non fermando le centrali interne del paese, la promessa di Xi Jinping denota un’attenzione a metodi di produzione energetici più rispettosi nei paesi in via di sviluppo dove la Cina opera.

Riguardo la geopolitica, la gestione del Medio Oriente è il principale scenario su cui l’Europa ha deciso di concentrarsi. Il ritiro degli Stati Uniti d’America dalla scena e le conseguenze della crisi afghana, ancora poco visibili, hanno sicuramente fatto emergere preoccupanti questioni all’interno della NATO.

La Presidente è stata ferma sul fatto che “non esistono problemi di sicurezza e di difesa per i quali la risposta sia una minore cooperazione”. L’Europa dovrà scegliere se restare dipendente, in modo esclusivo, dalla NATO o se vorrà seguire una linea più audace e diversa, quella di elaborare una strategia europea di difesa autonoma.

Romano Prodi, in un articolo pubblicato dal Messaggero, ha ipotizzato in tal senso una rivoluzione guidata dalla Francia – l’unico paese europeo a possedere il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’armamento nucleare, due strumenti necessari per permettere la costruzione di una difesa europea comune. Vedremo se i francesi coglieranno al volo questo consiglio o se preferiranno mantenere una linea nazionale.

Fortemente connesso all’instabilità del Medio Oriente, ma anche del continente africano, il tema dell’accoglienza di rifugiati e migranti rimane scottante. L’Unione è divisa tra chi difende la Convenzione di Dublino del 1990 e chi chiede nuove regole per la redistribuzione tra gli stati membri.

Gli argomenti trattati da Ursula Von Der Leyen sono stati innumerevoli. Il filo rosso che connette ogni tematica è sicuramente l’augurio della Commissione che l’Europa possa rafforzarsi ed essere unita di fronte alle sfide globali che l’attendono.

La Presidente ha ribadito più volte il bisogno non soltanto di mettere in campo ingenti strumenti economici e politici ma anche la necessità di coltivare uno spirito europeo. È quella stessa anima che spinse i padri fondatori a sedersi ad un tavolo e fondare l’Unione che la Von der Leyen auspica possa nuovamente riemergere.

È l’anima dell’Unione, allora nata tra le macerie di una guerra mondiale. Ritrovare quel sentimento è ciò che la Presidente ha invitato tutti gli stati membri a fare. Speriamo che l’appello venga accolto con determinazione.

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