Quante serate in casa in questo tempo di pandemia. Non so voi, ma io ho riscoperto, o scoperto, che la tv è una buona compagnia. Specie se la sera riesco a trovare un filmetto che mi accompagni verso una notte tranquilla. Innocuo, nel senso che non fa pensare, non pone problematiche, non tiene con il fiato sospeso. Non sapete quanti di questi film propongono ogni sera i vari canali e se non bastano ci sono altre emittenti con altrettanti filmetti.
Lo schema che cerco è quello del romanzo rosa che ha segnato il mio passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Lei o lui tornano al paese di origine, ritrovano o trovano l’amore, superano qualche contrasto (un’altra lei o lui, un equivoco, un segreto da confessare), ma alla fine è un lieto fine. L’ambientazione varia di pochi dettagli, relativa ad un tempo non ben definito, si può arricchire di ville e tenute e cavalli e panorami mozzafiato. (Lei sempre in twin set e filo di perle, dice la mia compagna di banco e di gusti).
Se è tratto da un romanzo di Rosamunde Pilcher sono letteralmente, come la protagonista, a cavallo. Ma anche Inga Lindstrom non è male. Spesso riesco a coinvolgere Francesca che dopo cena mi fa un po’ compagnia guardando il telefonino e raramente lo schermo. “Tanto so che succede”.
Questo fino al “liberi tutti” che mi ha spinto a solidarizzare, pur con qualche perplessità, con quelli che non ne potevano più delle restrizioni, delle chiusure, di un modo di vivere anacronistico. Mi sono detta: come ho seguito le disposizioni restrittive ora seguirò le aperture. Diciamo che il mio è stato un cambiamento concettuale, non logistico e ha riguardato anche la serata televisiva. La svolta è avvenuta quando Francesca e famiglia hanno ripreso ad andare a cena fuori.
Ho consultato il sito dei palinsesti televisivi: thriller no, fantascienza meno che meno, violenza generica da escludere, film d’autore, visti e rivisti. Ho cambiato telecomando e sono passata a Netflix e simili. Prima di intraprendere la, so già faticosa, ricerca mi sono procurata qualcosa da bere. Niente tisane soporifere o tè delicati. “Tutti liberi” anche dalle abitudini, dal ciarpame di rituali che sanno di chiuso e di solitudine. In frigo c’è una lattina dimenticata da Giorgia di tè frizzante. Sì, fatto con acqua frizzante e molto zucchero e naturalmente infuso scadente (Orrore avrei detto in altri limitati tempi). Ora è proprio quello che ci vuole.
Cercare un film su queste piattaforme è come cercare il classico ago nel pagliaio: ultime uscite, i più visti, i film del momento, i vari generi, dalla commedia al dramma, dagli italiani agli americani, dai recenti ai vecchissimi, dai moderni agli storici e così via per tutte le classificazioni possibili e immaginabili. Dopo un’ora di ricerca e dopo essermi resa conto che gira gira mi venivano proposti sempre gli stessi titoli, ho optato per “una storia sul divario generazionale, commedia drammatica, candidato Oscar, premiato ripetutamente: Vi presento Toni Erdmann”. Non direte che rispetto a Rosamunde Pilcher non è un “liberi tutti”, una rottura con ogni schema da lockdown.
La storia mi prende. Lei, Ines, una sofisticata Sandra Hüller, decisa, in carriera, perfetta nello stile, e lui, il padre, Peter Simonischek, folle e determinato a riportare il sorriso nella vita stressata della figlia. Mi godo la trama, la lentezza, il non detto che mi impegna più del detto, la parrucca e i dentoni di Wilfried, l’assurdità delle situazioni, faccio confronti personali sul rapporto genitore-figlio con la voragine personale che tende a spalancarsi sugli errori, le disattenzioni le irruzioni indebite e inevitabili. Ines appare sempre inappuntabile, non avrà il twin-set e le perle, ma è perfetta in tailleur pantalone nero e immancabile camicia bianca, chignon biondo e scarpe a décolleté.
Questo fin quando irrompono nel soggiorno, reduci dalla serata, Francesca e figli. Mi giro sorridente per salutarli e li vedo tutti e quattro portarsi le mani alla bocca spalancata quanto o più degli occhi. Segue l’urlo di Francesca: “Mamma, ma cosa ti stai vedendo?”. Sto per rispondere: “Vi presento Toni Erdman” quando il dito puntato di Francesco mi fa volgere verso la TV e con orrore mi ritrovo davanti una Ines completamente nuda-tranne che per l’orologio d’oro- che gira disinvolta mostrando tutte le angolature del suo smilzo fisico: di fronte, di retro, di fianco, di basso, di alto e fa gli onori di casa ad una altrettanto nuda segretaria e nudo e peloso capo. “Mamma” ripete sdegnata Francesca e non aggiunge altro”.
Ti assicuro che non è un film porno. Lei sempre in pantaloni neri e camicia bianca”, farfuglio al culmine dell’imbarazzo. “Nonna, non ha nemmeno le mutande. Questa è un’orgia” dice tranquillamente soddisfatta della sua precisazione Ester, mentre Giorgia è restata con la bocca spalancata e muta. “Perché quel signore ha il pisellino di fuori? “mi chiede Francesco”: deve fare la pipì “taglio corto”. Mamma” ripete questa volta afflitta Francesca, e poi “Subito tutti a casa e a letto”. “No, io voglio vedere come finisce”, si risveglia dallo sbalordimento Giorgia. ” Ho detto tutti subito a casa e a letto”. In quel momento torna Luigi che era andato a parcheggiare. Francesco gli corre incontro gridando “Papà, papà non entrare, Nonna si sta vedendo un film con una donna tutta nuda e un signore con il pisellino di fuori.”
Patologia: insofferenza nei confronti delle limitazioni di ogni genere.
Terapia: tè, freddo, scadente, frizzante e un film vero. Potrebbe essere “Vi presento Toni Erdman” di Maren Ade, ma preparatevi agli scherzi, alle sorprese, ai ribaltamenti di scena, e a rinunciare definitivamente alla vostra rispettabilità di fronte ai congiunti più stretti.