Dalla cucina sento Ester che risponde alle domande della Prof, così la chiamano, che incoraggia, corregge, amplia, fino a quando non è interrotta dalle urla del figlioletto che irrompe nel video e pretende immediata attenzione per un verde dinosauro. Sento le risate del gruppo-classe, mentre Ester si confonde sulle ere geologiche. Faccio capolino con una tazza di tè Pi Lo Chun (da bere senza fretta seguendo il fluttuare delle foglie) in mano e mi inchiodo sull’urlo di Ester “Nonna sei inquadrata”, seguono a questo punto le risate dei compagni e gli acuti del piccoletto e i tentativi della Prof di calmarlo e alla fine tutto lo schermo è riempito dalla aculeata coda del dinosauro verde. Ridiamo io e la Prof facendoci un cenno di saluto.
Da due mesi le mie nipotine seguono le lezioni online. Si mettono la mattina quasi in ordine (si sa che ormai ci vestiamo, siamo connessi, siamo socialmente presentabili tutti a mezzo busto) Ester e Giorgia e si piazzano davanti a un video, in attesa, perché difficilmente fila tutto liscio. Alla fine riescono comunque a partire, con l’italiano, la matematica, l’arte. E c’è anche l’ora di educazione fisica, e a quel punto il mezzo busto non vale più e ci vuole anche un materassino e fantasiosi attrezzi da supporto. Anche noi, come la Prof, abbiamo il nostro piccoletto che interrompe le lezioni e strilla e pretende la sua maestra e Iaia e David per fare le costruzioni con il lego. Da qualche giorno per tenerlo buono ho improvvisato delle video chiamate in cui gli spiego come fare i lavoretti con il das. Ma Francesco sdegnosamente mi toglie la linea “Non vollo Nonna, vollo una maestra vera e non vollo fare da solo i lavoretti. Vollo Iaia. Vollo andare a scuola.” E per protesta va a fare una boccaccia nella schermata di Ester, così Prof e alunna sono 1 a 1.
Penso ai miei nipoti e a questo anno di scuola che è stato rubato a tutti i nostri ragazzi. Al loro sconcerto nel ritrovarsi a casa, da un giorno all’altro, quando avrebbero dovuto essere in aula. Penso all’esultante grido “La scuola è chiusa” che in pochi giorni si è tramutato in una struggente nostalgia di fare lezione. Penso alle risate, gli scherzi, le mascalzonate, i rimproveri, le lodi, i voti, i bigliettini, i compiti passati, le interrogazioni andate bene o male, i Posso uscire, la ricreazione, i batticuori, le indifferenze, i ritardi, i filoni, gli zaini, i cellulari nascosti, i motorini, i pulmini, le mamme che aspettano, le foto e i video di fine anno, la campanella. Il compagno di banco.
Nelle piazze di questi giorni o sui social ho sentito bambini e ragazzi rivendicare il ritorno di maestri e prof, lezioni, verifiche ed esami, riapertura della scuola. E me ne sono rattristata. No, non sono impazzita, non mi auguro orde di svogliati studenti o che le scuole restino chiuse o che i nostri figli non debbano tornarci. No. Rivendico il diritto dei giovani di esultare per la chiusura dell’anno scolastico o di precipitarsi fuori felici al suono dell’ultima campanella. Di saltare di gioia se salta anche l’ora di lezione, di augurarsi che scompaia la categoria dei prof, di assentarsi se c’è una verifica, di vivere come un incubo gli esami. Di fare insomma il mestiere degli studenti perché solo così vuol dire che la Scuola sta facendo il suo. Questa senile assennatezza dei giovanissimi mi sembra un ulteriore pericoloso stravolgimento di categorie causato dal coronavirus. Penso al prossimo futuro che toccherà alla nostra scuola e non basta la seconda tazza di tè che sto bevendo per credere che #andràtuttobene.
Mi sa che, per prendere coraggio, faccio una ripassatina (non è d’obbligo a fine anno?) sulla mia vecchia edizione universitaria della “Lettera a una professoressa”. Mi consola pensare a quell’osteggiato prete che ha saputo guardare con lucidità, intelligenza e amore il niente di Barbiana e ne ha fatto un modello educativo.
Se invito studenti, genitori, insegnanti a fare una piazza per pregare tutti insieme don Milani perché suggerisca a chi di dovere un’illuminata visione di Scuola? Magari don Milani il miracolo lo fa e, dopo tante diatribe, la Chiesa lo fa pure santo.
Patologia: sintomi di precoce senilità in età adolescenziale
Terapia: tè Pi Lo Chun – libro: Lettera a una professoressa
Tè Pi LoChun: bere la prima tazza senza pensarci, la seconda con l’aggiunta di pensieri
Lettura: Lettera a una professoressa di Lorenzo Milani, ripassare con speranza la lezione