I democratici sono terrorizzati. I supporter del presidente Trump con in testa il cappellino MAGA sono invece sicuri che il loro eroe stia per fare un altro miracolo. Insomma, alla vigilia delle più importanti elezioni della storia moderna dell’America, nessuna delle due parti in lotta si fida dei dati che indicano il candidato democratico Joe Biden come favorito e che mostrano che il sentiero verso la vittoria di Trump è molto più stretto (ma comunque ben evidente). Entrambe le fazioni stanno ancora combattendo l’ultima guerra, quella vinta da Trump nel 2016.
Molti dei supporter di Biden non hanno ancora superato il trauma dell’ultima notte elettorale, quando si aspettavano di festeggiare il primo presidente donna dell’America, Hillary Clinton, ed ebbero una terribile sorpresa. Ogni sondaggio che riveli un inasprimento della competizione e ogni minaccia da parte di Trump che evoca squadre di avvocati pronti a sfidare i risultati, non fa che approfondire l’angoscia dei democratici.
In pubblico e sui social media, i fan di Trump ripetono spavaldamente il leitmotiv della campagna elettorale, insistendo sul fatto che, come l’ultima volta, i sondaggi sono sbagliati, e che il presidente sta andando verso un altro mandato di quattro anni. I sostenitori di Trump vedono nelle parate dei camion e nei raduni affollati negli swing states i segni inequivocabili dello slancio irrefrenabile del presidente. Vanno anche dicendo che saranno proprio gli elettori di Trump “silenziosi”, che emergeranno a milioni dal cuore del paese, a condurlo alla vittoria.
La vittoria inaspettata nel 2016 e la sua resistenza sia all’impeachment che al Covid-19 hanno creato intorno a Trump un’aura magica; e aiuta naturalmente anche il fatto che i media conservatori trascurino i sondaggi sfavorevoli e dipingano Biden come un vecchio perdente.
Quando si conteranno i voti, una parte ne uscirà distrutta. Eppure, dopo quattro anni di acrimonia, alternative facts, sfiducia nella scienza e sfuriate su Twitter, è chiaro che un aspetto della democrazia americana, il voto, è in forma splendida. Quasi 100 milioni di persone hanno già votato per posta o in anticipo (il record di sempre) e la maggior parte proprio a causa della pandemia. Se altri 40 milioni di elettori andranno a votare si stabilirà un altro record.
Dobbiamo aspettare l’esito del voto. Ma in questo straordinario momento della loro storia, va detto che gli americani hanno preso il loro dovere democratico molto sul serio. Specie se si considera che si vota per parecchie cose. Ne elenco alcune:
La presidenza. Che si voti per eleggere il presidente è ovvio. Ed ė altrettanto ovvio che gli Stati Uniti saranno un paese molto diverso sotto un secondo mandato di Trump o sotto la presidenza di Joe Biden. La prima cosa da guardare con attenzione è se Biden riesce a vincere la Florida, la Georgia o la North Carolina. Ciascuno di questi Stati gli assicurerebbe probabilmente la presidenza. Se dovesse perderli tutti, l’America potrebbe dover fronteggiare una lunga notte (o forse una lunga settimana) di conteggi, con il risultato finale che potrebbe dipendere da una qualche combinazione di Arizona e Pennsylvania.
Il controllo del Senato. Anche se Biden dovesse vincere, dovrà faticare parecchio per far passare provvedimenti legislativi significativi a meno che i democratici non controllino anche il Senato. Se il presidente Trump dovesse vincere, il Senato determinerà inoltre quanti giudici potrà nominare nel corso del suo secondo mandato. Sembra per giunta probabile che i democratici perdano il seggio del Senato che oggi detengono in Alabama; il che significa che avranno bisogno di conquistare quattro seggi oggi in mano ai repubblicani per riprendere il controllo del Senato se la vice presidente Kamala Harris lascia il Senato (e cinque se il vicepresidente Mike Pence rimane al suo posto). I democratici mantengono stabili (anche se piccoli) vantaggi su quattro incumbent repubblicani in Arizona, in Colorado, in Maine e in North Carolina. È molto serrata anche la competizione per altri cinque seggi in mano ai repubblicani: in Iowa, in Montana, in South Carolina e due in Georgia.
Le assemblee legislative degli Stati. Il controllo dei parlamenti statali è particolarmente importante in un anno in cui si svolge il censimento, come il 2020, perché in molti Stati si ridisegnano i distretti del Congresso. I democratici controllano 19 assemblee legislative e i repubblicani ne controllano 29, con il Minnesota “diviso” e il Nebraska “nonpartisan”. Oggi i democratici sperano di prendere il controllo completo dell’Arizona, del Minnesota e del North Carolina, e di ottenere il controllo parziale dell’Iowa, della Pennsylvania, del Michigan e del Texas.
La Camera dei rappresentanti. È una delle cose più importanti. Ma il risultato sembra chiaro. Nella competizione per riprendere il controllo della Camera dei rappresentanti, i democratici sono i grandi favoriti e forse potrebbero espandere il loro attuale margine di 35 seggi. Inoltre, ci sono un paio di sfide da tenere sotto controllo: i repubblicani potrebbero perdere i loro seggi a New York, nel New Jersey e in Ohio. I democratici uscenti sono a rischio nel New Mexico meridionale, a Staten Island e in Minnesota.
Prosecutors e tribunali. Alcune grandi città ed alcune contee, fra cui Los Angeles, Orlando e Maricopa County in Arizona, potrebbero eleggere pubblici ministeri che si sono battuti contro l’incarcerazione di massa. Questi candidati di solito si oppongono alla pena di morte e ai procedimenti giudiziari nel caso del semplice possesso di droga. In Michigan e in Ohio, i democratici sperano di ottenere il controllo delle Corti supreme dei due Stati; il che potrebbe limitare il gerrymandering, proteggere il lavoro e i diritti di voto e confermare le politiche dei governatori contro la pandemia.
L’economia populista. Alcuni Stati sono alle prese con referendum popolari volti a ridurre la disuguaglianza economica che comprendono: una misura per stabilire un salario minimo di 15$ in Florida; un passo verso una imposta sul reddito più progressiva in Illinois; tasse più alte sui ricchi in Arizona e un aumento delle imposte sugli immobili delle imprese in California.
L’aborto in Colorado. Gli elettori decideranno se proibire l’aborto dopo 22 settimane di gestazione. Molti Stati repubblicani hanno già leggi simili, ma il Colorado potrebbe diventare lo Stato più liberal a doverne adottarne una.
La statualità di Portorico. I cittadini di Portorico voteranno per una referendum non vincolante per stabilire se vogliono che l’isola diventi uno Stato. Se dovesse passare, è più probabile che in futuro il Congresso possa aggiungere due nuovi Stati: Portorico e Washington, D. C.
Democratici alla Bernie. Justice Democrats, il gruppo progressista che ha reclutato la deputata Alessandria Ocasio-Cortez, sostiene cinque candidati alla Camera dei rappresentanti che cercano di vincere le elezioni per la prima volta. Forse la più interessante è Kara Eastman, che sta correndo in un distretto conteso in Nebraska. Finora, tuttavia, i democratici del genere di Bernie Sanders non hanno mai vinto nessuna competizione nei distretti contesi.
Il futuro di Uber e Lyft in California. Le due aziende stanno promuovendo un’iniziativa referendaria che permetterebbe loro di continuare a pagare gli autisti come contractors indipendenti anziché come dipendenti, sostenendo che la cosa è indispensabile per il loro modello di business. Molti sindacati si oppongono alla misura, sostenendo che impedirebbe agli autisti di guadagnare un salario sufficiente.
Ranked-choice voting. Gli elettori americani in Alaska, in Massachusetts e in un paio di altre città decideranno se adoperare il Ranked-choice voting (si tratta di un sistema di voto nel quale se il nostro candidato preferito non ottiene abbastanza voti, il nostro voto può essere attribuito alla nostra seconda scelta), che rende più facile votare un terzo partito senza mettere i bastoni fra le ruote al candidato di un grande partito. Attualmente soltanto il Maine usa il sistema in tutto lo Stato.
Politiche sulla droga. Arizona, Mississippi, Montana, New Jersey, e South Dakota valuteranno versioni diverse di legalizzazione della marijuana, mentre Oregon e Washington D.C. voteranno se allentare le restrizioni sui funghi.
Per un elenco più dettagliato suggerisco di dare un’occhiata alla guida di Daniel Nichanian (un politologo) su “What’s on the ballot” ( https://whatsontheballot.com/). Intanto, fingers crossed.