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I numeri di Natale

È questo certamente l’anno dei numeri seguiti giornalmente con il fiato sospeso. Numeri condivisi così come lo sono il 24, 25, 26 e possiamo aggiungere 31, 1, 6 che facilmente si prestano come secondo addendo alla somma del Natale. Quelli che seguono sono numeri e calcoli del mio, come di ognuno, personale quaderno a quadretti.

I primi che ho segnato – facendo qualche macchia, c’era il pennino, c’era l’inchiostro – erano 6 + 1 =7 (brava disse suor Carolina) 2 Mamma e Papà, 4 le mie sorelle e io, 1 Nonna. La casa si riscaldava con la stufa a legna e i bracieri e Nonna preparava le pastinache. Sotto il piatto di Papà c’era la mia letterina, copiata dalla lavagna, e Papà faceva le facce della sorpresa che gli riuscivano proprio bene perché si era allenato per molti anni con le letterine delle sorelle più grandi.

Poi sulla tavola sparecchiata dai dolci dai nomi appiccicosi di miele e cannella, turdilli, scalidde, pignolata che la novità forestiera del panettone sarebbe arrivata anni dopo con la moglie milanese di zio Marino, si apparecchiava la tombola con zii e prozii, cuginetti, parenti di I, II, III, IV e via di seguito grado. Zio Umberto che era cassiere della Banca di Napoli distribuiva a noi bambini mazzette di banconote di 1 lira tenute insieme dall’elastico.

Poi suor Carolina ci insegnò le sottrazioni, 7-1 = 6, anche allora mi mise Brava, con la penna rossa, ma io lo cancellai, non ero stata tanto brava da impedire a Nonna di mettere quel segno – fra lei e noi.

E fu la volta delle moltiplicazioni che erano molto più allegre. Quella volta non fu suor Carolina ad insegnarmele. Avevo incontrato un maestro molto più attraente e interessante. Insieme avevamo inventato anche un’operazione nuova, interscambiabile, 2 in 1 oppure 1 in 2 e vicino ci avevamo messo il segno dell’infinito perché eravamo giovani e credevamo che il tempo dell’amore non avesse fine. Cominciammo a moltiplicare e non fummo più 2 in 1, ma 8. L’ 8, credetemi, è un numero esponenziale per una tavolata natalizia, può diventare 15, 20, 24 e fermarsi solo quando un’altra sedia non riesci proprio più a incastrarla intorno a quella tavolata.

Poi fu questione di numeri di anni e addirittura di cambio di millennio che portarono a divisioni, i dividendi erano diventati troppo grossi, bisognava inserire dei divisori, tanti quanti i vari nuclei familiari di parenti e amici. A noi come risultato uscì 18 che apriva una parentesi (+ 1, confermato da un potente abbaiare) e su quello ci attestammo per molti anni.

Il 23 assurse a rango di data natalizia per essere il primo giorno buono per gli arrivi. Dall’Italia e dall’estero, in aereo treno auto, i figli dispersi durante l’arco dell’anno approdavano alla casa natia ognuno con il suo numero, 2, 5, 1, 3 per mescolarli e sommarli in spericolate addizioni.

Io la sera, a letto, sfinita e appagata, contavo sulle dita delle mani, ogni dito un numero, e poi quando le mie dita finivano aggiungevo quelle delle sue mani. Le intrecciavamo 11, 12, 15, 18 con l’avanzo di due… Chissà, forse il prossimo Natale, forse un nuovo incontro, forse una nuova cicogna…Bravi, 10+ sottolineava in rosso suor Carolina che insegnava a fare le addizioni e dopo le addizioni ci esercitiamo con le sottrazioni, diceva. E sottraemmo 18- 1= 17, ma Natale è tempo di miracoli, di nascita. Via quel segno – aggiungiamo + Francesco 17+ 1 e siamo di nuovo 18. Abbiamo fatto anche la prova. Esatto, alle somme non interessano le carte d’identità degli addendi. 

Io la sera, a letto, più sfinita di una volta e meno appagata conto sulle dita delle mani e quando arrivo a 10 riprendo dal mio mignolo, 11, 12, 15…

E quest’anno? Quest’anno i calcoli ha deciso, nostro malgrado, di farli qualcun altro. Se pure con una certa fatica avrei continuato volentieri a farli io. Avrei messo diligentemente i numeri in colonna, man mano che un aereo o un treno o un’auto me li avesse consegnati. Ho segnato in capo al foglio a quadretti 1 e poi timidamente ho aggiunto +, ma forse avrei fatto meglio a mettere X.

Devo chiedere a suor Carolina come si svolgono le espressioni con l’incognita. L’aritmetica non mi è mai piaciuta molto, preferivo le fiabe e le poesie, ma per passare in seconda, dice suor Carolina, devi per forza imparare a fare tutti i calcoli.

Patologia tendenza verso lievi forme di discalculia (prevedo molto traffico su Wikipedia)
Terapia tè di Natale naturalmente, va bene qualsiasi marchio, sono tutti buoni, tutti profumati di cannella e poi un libro che è un quaderno, I quaderni di Barbara – Andersen – Il mondo dell’infanzia per ritrovare o scoprire il vecchio quaderno dalla copertina nera e le poesie da imparare a memoria. 

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