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Tempo di stelle cadenti?

Hanno fatto appena in tempo, prima del decreto anti covid di ferragosto, a celebrare la notte delle stelle cadenti.

ll bello di una casa che si affaccia sul mare è che la notte di San Lorenzo prendi un telo e te ne vai sulla spiaggia a cercare stelle cadenti. Sarà perché  a noi, eterne ragazze,  in quinta elementare ci facevano studiare la poesia San Lorenzo di Pascoli, sarà che siamo cresciute tra romanzi e film d’amore strappalacrime, sarà che il romanticismo nella nostra giovinezza era ancora di moda, sarà che, dobbiamo ammetterlo, cediamo a volte al pittoresco che scade nel kitsch, certo è che dopo avere invitato a seguirci nipoti adolescenti e bambini che hanno frettolosamente risposto no e ripreso i loro traffici sui telefonini, ci siamo ritrovate solo io e Gabriella, accompagnate da un bicchierone di tè freddo, sui teli a cercare stelle. 

Ho detto sole? La nostra spiaggia libera che al mattino raccoglie uno sparuto drappello di ombrelloni di famiglie con bimbi o di arzilli gruppi di anziani, è incredibilmente popolata. Un popolo nuovo, sconosciuto e rintanato chissà dove durante il giorno. 

Ci siamo fatte largo tra gruppi, falò, tavole imbandite e abbiamo conquistato in riva al mare un pezzetto di sabbia su cui stendere i teli. Abbiamo guardato i dintorni e non il cielo che scompariva tra un incerto orizzonte e una soffusa gradazione di blu. Accanto a noi un accampamento di ombrelloni sotto i quali troneggiano tavolinetti imbanditi illuminati da un faretto a led buono a rischiarare un intero stadio, più in là un gruppo di giovani prevalentemente maschile impegnatissimo a lanciare enormi lanterne in un getto continuo e ravvicinato.

Le lanterne si alzano, bisogna ammetterlo, suggestivamente nel cielo, si avviano verso le colline, a volte sul mare se il vento cambia. Qualcuna però non ce la fa e cade nelle vicinanze rischiando di incendiare erbe e arbusti. Il resto della spiaggia è occupato da falò. Qualcuno così grande da far supporre interi alberi sradicati, qualcun altro così modesto da sembrare un accendino. Comunque tutti godono del nutrito contorno di ragazzi che cantano, ballano, si abbracciano, ridono e mangiano. Il mare è  tutto un tuffarsi, un emergere scintillanti dall’onda, un nuotare in gruppo, uno scomparire e riapparire nella schiuma. 

La spiaggia è in fermento, come un mare in tempesta. Sovraccarica di suono e movimento. Gabri e io ci guardiamo intorno, incerte tra il compiacimento nel vedere tanta esuberante giovinezza e lo sgomento per la rottura di una magia consolidata.

Certo chi si trova qui sta festeggiando la notte di San Lorenzo, ma nessuno guarda il cielo che dal suo canto pare essersi ritratto. Per dispetto, vergogna, ripicca? O semplicemente perché si sente superfluo. Una inutile cupola a cui le luci e il baccano hanno spento tutto lo splendore, tutto “il gran pianto che nel concavo cielo scintilla”.

“Questi ragazzi hanno tanto sofferto i vari lockdown…”. “Sì, è così. Stanno sfogando l’immobilità, la solitudine, le negazioni”. “È come se si riappropriassero della loro corporeità. Come facessero un rito tribale di invocazione alla vita”. “Poi magari da domani riprenderanno a tenersi per mano, a sussurrare, a guardarsi in silenzio negli occhi”. “E anche a guardare il cielo”. “Si ricorderanno che in alto è pieno di sogni, uno per ogni stella che cade”.
 
Dal gruppo delle fiaccole improvvisamente partono fuochi d’artificio. Il cielo si riempie di scintille, il mare le riflette. E così finalmente tutti siamo sommersi da una pioggia di stelle cadenti. Accontentiamoci di queste, visto i tempi.

Patologia: stati di adolescenziale romanticismo.
Terapia: tè freddo da sorseggiare voluttuosamente sotto una volta, forse, stellata. Libro: cercate in soffitta lo scatolone dei vecchi libri e quaderni (chi ha avuto il coraggio di disfarsi di tutti?) e individuate il sussidiario di quinta elementare. Nella sezione Poesia vi salterà subito agli occhi San Lorenzo di Giovanni Pascoli. Fra tragedie di rondini e di uomini penserete a quel “gran pianto nel concavo cielo sfavilla” che l’allegria della giovinezza per una notte ha sconfitto.

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