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Di MES e firme immaginarie

Partiamo da due presupposti. Il primo è che nessuna firma, nemmeno quelle immaginarie, e che infatti non sono state apposte sul documento finale dell’Eurogruppo di giovedì, potrebbero “imporre” il MES all’Italia. Né a nessun altro, perché l’accesso al MES è qualcosa che gli Stati devono chiedere. E l’Italia non lo ha chiesto. Punto. Secondo presupposto: il documento su cui l’Italia ha apposto la firma dice invece che, qualora volesse accedervi per finanziare spese sanitarie, l’Italia, come ogni altro Paese europeo, potrà disporre di finanziamenti fino al 2% del Pil senza essere più vincolato dalle condizioni che ne accompagnavano l’accesso fino a ieri l’altro: condizioni come onerosi piani di rientro dal debito o riforme eterodirette. Il che, a dirla tutta, è l’esatto contrario di quanto il governo olandese aveva ribadito senza sosta prima e durante il vertice. Sotto tale profilo, dunque, la granitica intransigenza di quello che Enrico Letta ha definito su queste colonne “un paradiso fiscale”, ha dovuto cedere le armi.

Eppure, quella giocata sul Meccanismo Europeo di Stabilità, e sulle condizionalità per accedervi, ha tutto il sapore di un fuoco di copertura. Che è stato acceso da politici di piccolo cabotaggio, variamente distribuiti nei Paesi dell’Unione, per tentare di lucrare qualche piccolo vantaggio elettoralistico. Ne sono prova i duri scontri politici interni all’Olanda e alla Germania, Paesi che hanno opinioni pubbliche ben più articolate di quanto appaia dalle nostri parti. Così, tanto l’urlare scompostamente contro il MES tout court, quanto il volerlo imporre con tutte le vecchie e austere condizioni, sono stati due atteggiamenti, contrari e speculari, che hanno unito i sovranisti d’Europa nello scontro contro chi vuole che un’Unione solidale prevalga sui singoli egoismi.

Dal nervosismo che in queste ore connota le dichiarazioni dei Salvini e delle Meloni, di casa nostra e d’altri lidi, si può avere conferma che dal baratro di quegli egoismi l’Europa abbia preso ad allontanarsi di qualche passo. Passi ancora piccoli, ancora troppo prudenti, ma preziosi. Tra questi passi stanno il Sure, a garanzia della cassa integrazione dei lavoratori europei, e i Recovery Fund, ancora al palo ma finalmente in pista. Ne parleremo. Ma non dimentichi, chi al contrario pretendesse passi svelti e lunghi, che un mondo di risultati immediati e privi di fatica è il mondo dei bambini. O dei folli. O di magici pifferai.

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