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Recovery Fund: contro l’ingiustizia dei dettagli

Per prima cosa intendiamoci sui termini. La parola “prestito” si riferisce a denari che vanno restituiti, normalmente gravati da interessi, mentre la locuzione “fondo perduto” si riferisce invece a denari che non vanno restituiti, e sui quali non si calcola dunque interesse alcuno. Vista la creatività dei titolisti di alcuni quotidiani nostrani, la precisazione non appaia supponente.

Ora passiamo ai fatti. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha avanzato la seguente proposta: per contrastare il tracollo economico al quale l’Europa si sta avviando a causa della pandemia, occorre stanziare 750 miliardi. Di euro. 500 di questi a fondo perduto, i restanti 250 sotto forma di prestito. Se questo è vero, e in tal senso parlano i fatti a meno di non volersi tesserare all’equivalente economico del club dei terrapiattisti, si tratta del più coraggioso tentativo di integrazione dei Paesi europei mai tentato finora. Per numerosissime ragioni tra le quali l’entità del finanziamento, la presenza di una quota di risorse (pari ai due terzi del totale) che non dovrà essere restituita, la rapidità della decisione e la già annunciata compattezza del blocco dei favorevoli – con varie gradazioni e distinguo si discostano soltanto Austria, Olanda, Svezia e Danimarca.

È chiaro che nulla di tutto questo avrebbe mai potuto nemmeno immaginarsi senza la Germania e cioè senza Angela Merkel, che ha imposto il segno della propria leadership sull’intera operazione. Di tale leadership avremo ancora bisogno, poiché la proposta tale è, per quanto straordinaria, e deve ancora passare dall’approvazione (a maggioranza) del Parlamento europeo e soprattutto (all’unanimità) dalle forche caudine del Consiglio europeo.

Su queste colonne torneremo ad occuparci della proposta: di come si articola, di quali sono i suoi vincoli e i suoi limiti, di ciò a cui si dovrebbe pensare quando si ciancia di condizionalità, di come si pensa di reperire questa enorme somma, di chi ci guadagna e del se qualcuno ci perda. Ci torneremo. Ma per il momento sarebbe ingiusto, entrando dei dettagli, oscurare l’atto di volontà con cui le leadership politiche europee hanno impresso una torsione alla deriva che i fatti stavano prendendo. Mai prima d’ora s’era osato tanto, mai prima d’ora era stato tanto necessario. Il traguardo non è scontato e il cammino non sarà agevole, certo è però che è finalmente iniziato.

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