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Accordo sul MES: condizioni light, basta alibi

L’Eurogruppo ha precisato i dettagli per l’utilizzo del MES con finalità sanitarie. Letto insieme alla lettera di chiarimento della Commissione, l’accordo dovrebbe aver risolto i dubbi interpretativi su cui si sono scontrate le nostre forze politiche. Il nodo del contendere era la possibilità che, con l’attivazione, sarebbero scattate anche quelle condizioni ex post previste nel normale utilizzo del MES che tanto fanno paura. L’ambiguità originava dalla necessità, dovuta all’intensità della crisi e alla mancanza di strumenti fiscali comunitari, di riadattare nel minor tempo possibile l’esistente, per sbloccare risorse utilizzabili subito e a condizioni uguali per tutti. Ciò per mitigare, già nelle risposte immediate, i rischi di divergenza dovuti al minore spazio fiscale e i maggiori costi di finanziamento di alcuni paesi, Italia in primis.

Va letto in questa chiave l’adattamento del MES, che da metà maggio renderà disponibile, ai paesi che ne faranno richiesta, una linea di credito da 240 miliardi – per l’Italia fino a 36 – da usare, unica condizione, per spese sanitarie dirette e indirette. La ricalibratura delle finalità del MES ha reso necessario adeguarne anche i corollari più stringenti. Ciò si è tradotto in una decisione politica della Commissione che, interpretando il mandato del Consiglio europeo, ha specificato che non si avvarrà di quelle prerogative di controllo che il quadro normativo le riconosce in caso di attivazione del MES.

Vale la pena sottolineare la natura politica di tale scelta, non del tutto scontata in un sistema sovranazionale, quello europeo, strettamente disciplinato dal diritto. In tempi di crisi, solo il primato della politica permette di rispondere agli imprevisti in maniera efficace. Sebbene abbia uno spazio di manovra limitato, il ruolo centrale della Commissione è garanzia della tutela dell’interesse generale europeo.

Appurata l’assenza di “trappole” e la presenza di condizioni uguali per tutti – circa lo 0,1% annuo su un prestito a 10 anni – che riducono parzialmente il rischio del danno d’immagine legato al suo utilizzo, i paesi possono finalmente valutare più serenamente se usare il MES. Fondamentali nella scelta saranno anche dimensioni e tempistiche del Recovery Fund, da cui, dopo la sentenza della Corte Federale Tedesca, dipendono ancora di più le nostre chance di ripresa. E in una partita così cruciale, la Commissione avrebbe bisogno del Parlamento europeo: forza politica e legittimazione democratica.

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