Mi avete conosciuto come disabile, ma la mia seconda occupazione a tempo pieno è pensare da tifoso, tifoso di calcio. Mi direte: non ti sembra alquanto incompatibile? Così su due piedi e quattro ruote, lo penso anche io. Ma riflettendo un po’, io e voi, troveremo il senso. Mi piace vedere l’energia che si produce su un campo di calcio, corpi e menti ben allenati danno vita ad uno spettacolo coinvolgente, corpi sudati si incontrano e scontrano continuamente per impossessarsi di un pallone che sogna la rete.
E qui ritrovo una incompatibilità, tra ogni tipo di protocollo anti–covid19 che metta in sicurezza tutto e tutti e la ripresa del campionato. Cosa succederà alla prima positività in campo? Prevedo anche una sorta di lunghissimo ritiro perché ogni giocatore nel dubbio di un possibile contagio, non potrà far rientro a casa, e questi costi chi li affronterà? Anche se matematicamente il campionato potrebbe essere disputato, mi sa che faccio prima io a camminare! A parte l’ironia, compagna di vita, so che scalciavo già prima di nascere e per questo vedere tante gambe correre mi ha sempre messo buonumore. Crescendo ho capito che le gambe vanno dove le porta la testa, la prestanza fisica è necessaria affinché il corpo possa realizzare ciò che la mente progetta, ne deriva che è più importante avere un pensiero agile che gambe perfette, altrimenti non si spiegherebbe perché a fronte di preparazioni atletiche eccellenti che puntano, come da manuale, su Forza(isometrica – concentrica – pliometrica – elastica); Resistenza (corsa in frequenza – corsa con variazioni di velocità – intermittente); Velocità (sprint in linea – sprint con cambi di direzione); Prevenzione (core stability – stretching – propriocettività), non sempre lo spettacolo sul campo ne è all’altezza.
Sono convinto che la bellezza del calcio risieda nello spirito di gruppo, nel sentirsi, ognuno con il proprio ruolo, tifosi compresi, parte di un tutto, dentro, e ancor prima, fuori dal campo.
Quasi quasi rimpiango il Massimino!
