Si apra il sipario. Il pubblico decide di recarsi a teatro spinto dal desiderio di vedere, gustare, provare nuove emozioni, da conservare anche dopo la chiusura del sipario. Oggi come ieri, vivere comporta affrontare continue sfide, lottare per raggiungere ambiziosi obiettivi o semplicemente per non soccombere alla ordinarietà, uno degli spazi in cui la mente e il corpo possono stare fermi e ricaricarsi è il teatro, stare seduto ma dimenticarsi di esserlo, volare con le emozioni.
Ma il “rito” comincia ancora prima, scegliere, andare, sperare di non aver rinunciato inutilmente al comodo divano. Poi arrivati, aspettare nel foyer che lo spettacolo cominci, intanto ritrovare visi conosciuti con cui scambiare quattro chiacchiere, azione tanto naturale da non essere mai stata oggetto di profonde riflessioni. La semplicità dell’incontro messa a soqquadro dall’unico evento che lo poteva minare: il distanziamento, parola che tutti abbiamo dovuto conoscere come lockdown, pareti che ci si stringono attorno fino al punto da isolarci nelle nostre case.
Ed in tutto questo dove si colloca il teatro? Il teatro è accoglienza, porte aperte per chi vuole entrare, condivisione fra gli attori e tra gli attori ed il pubblico, non riesco ad immaginare una platea fatta da pochi spettatori e tante poltrone inanimate, si perde la vera essenza della comunicazione tra corpi, senza barriere e la distanza è una barriera insormontabile, secondo le leggi della prossemica, le distanze che quotidianamente stabiliamo sono un preciso indice del tipo di rapporto che stiamo intrattenendo con l’interlocutore, ci parlano del nostro disagio o del nostro benessere, della disponibilità o della chiusura, della nostra manifestazione di fiducia o di sfiducia, questo è quello che naturalmente facciamo, anche se non sappiamo che si chiama prossemica.
Posso anche immaginare un nuovo modo di fare teatro, posso anche sforzarmi di credere che poco pubblico non significhi fallimento, ma quello che mi riesce più difficile da capire è che tipo di teatro potrei fare io, senza avere alle spalle una intera compagnia teatrale che pensa ed agisce come un unico corpo, dove le abilità e le disabilità, mescolandosi, creano meraviglia.
Ma la verità è una sola, solo quando le mie ruote scivoleranno sul palcoscenico saprò dirvi se il mio cuore gioirà!