I pregiudizi somigliano ai miti, perché mescolano elementi veri – o verosimili – a fantasie. Quello che li differenzia, a mio parere, è che il pregiudizio si forma prima della nostra esperienza reale, mentre il mito ricrea, o meglio rinarra, gli eventi a posteriori. Il pericolo è quando, per pigrizia, per ignoranza, per abitudine, ma più spesso, per educazione ricevuta, sostituiamo con pregiudizi e miti la realtà oggettiva ed esperienziale dei fatti, costringendo persino il nostro sguardo a censurare le prove che smontano questo tipo di mis-conoscenza.
Due esempi facili: il mito secondo cui la Gioconda è stata rubata dai Francesi (no, Napoleone sottrasse altre opere, oltretutto in gran parte riportate in Italia da Antonio Canova, ma la Gioconda fu donata da Leonardo al Re di Francia che lo ospitava); il pregiudizio secondo cui i maschi sono più portati nelle STEM (no, le statistiche affermano la sostanziale parità cognitiva di genere in ambito scientifico, ma ovviamente più si inficia questo dubbio nelle alunne, e più l’insicurezza può influenzarne le performances).
Ogni settimana vorrei prendermi lo spasso molto snob, di smontare un pregiudizio, rischiando – lo so – di apparire saccente, cosa che è tipica di chi ama la stabilità rassicurante della falsa realtà per… pigrizia e ignoranza. Non chiederò scusa, ma sarò benevola, perché nessuno è immune da condizionamenti sociali ed educativi, tantomeno io.
Pregiudizio odierno: le amiche vere non esistono, perché, nel profondo dei cuori femminili, astio e competitività bruciano lente, ma inesorabili, come cenere inestinguibile. Ecco, questa è una mastodontica sciocchezza. Poiché però la generalizzazione assoluta è il primo e il più idiota dei pregiudizi, ovviamente, non si nega che esistano eccome persone (maschi e femmine) non empatiche e sempre pronte ai blocchi di partenza della loro percezione agonistica perenne della vita, e tutti abbiamo esperienza di “amici” che, ad ogni nostro successo, non mancano di buttarne lì uno proprio o di sminuire, più o meno sottilmente, i nostri, anche, anzi soprattutto, distraendo gli astanti con tempestivi vittimismi. Capita.
Nella nostra esperienza, però, la solidarietà femminile è un vero prezioso salvavita: amiche e sorelle prestano soldi e vestiti e affidano persino i figli nei momenti di impegno e di emergenza, dimostrando una fiducia che, se ci si ragiona con calma, è incalcolabile; consolano per ore con telefonate, gelati e birre, anche quando i rispettivi partner perdono la pazienza per l’attesa; amiche e sorelle odiano quell’altra insieme a te (spesso non è vero, ma in due, le zavorre si portano meglio); negano l’evidenza per coprirti – e poi ti fanno una testa così in privato, giustamente – ; restano al fianco, quando la realtà dev’essere affrontata, ma ripetendo come un mantra, che andrà tutto bene.
Questi sono eventi quotidiani che già basterebbero a smontare lo stereotipo. Il punto è che fra donne, avvengono anche altri due tipi di interazione meno apparentemente benevoli, ma che sono altrettanto, anzi maggiormente generosi, proprio perché costringono la sodale a fare un’azione socialmente giudicabile.
Innanzitutto un’amica ti mente. Perché quando sei sfatta, con gli occhi gonfi di pianto, coi chili di troppo della nutella consolatoria, con le scarpe consumate, perché non hai avuto forza e tempo di portarle dal calzolaio… l’amica ti dice che sei bellissima, che tornerai più in forma di prima e che l’altra (magari giovane e soda come il marmo) ha comunque i capelli crespi. L’amica sa che deve essere il medico curante della tua autostima e niente la devia dalla sua santissima missione, nemmeno la… sopravvalutata sincerità.
In secondo luogo, l’amica ti manda a sbagliare. L’amica non ti fa la morale sui rischi (diciamo.. certezze) di crollo conseguenti a certe scelte, anche se sa che ci sono. Ma sa pure che il rimpianto lascia più segni, e quindi fa come il massaggiatore a bordo ring, mettendo cerotti e dandoti acqua con la cannuccia. Non sentenzia sulla tua idiozia (lo farai benissimo da sola) ma è già lì con la spalla inclinata per farti sfogare con litri di lacrime e stampellarti quando vacillerai.
Non conosco società meglio costruite ed efficienti di quelle che tante donne mettono su a velocità inimmaginabili, nei momenti di necessità o di gioia di una di loro, per cui è evidente che le reti femminili sono reali, resilienti e solide (che ha la stessa origine di solidali… coincidenze? Non credo). Dunque.. solo grazie a tutte, davvero.