È da qualche settimana che seguo la storia di Marika, che ha compiuto un lungo viaggio attraverso la Sardegna, partita in moto insieme ai suoi compagni di viaggio Matteo Viviani, inviato de Le Iene, Simone Zignoli e Francesca Gasperi, esperti motociclisti. Fin qui si racconta la storia della realizzazione di un sogno, la straordinarietà sta nel fatto che Marika, da quando è nata, non si alza da sola, non mangia da sola, da sola non basta a se stessa.
Ovviamente mi incuriosisce perché si parla di superare un “limite”. Capisco benissimo perché Marika non abbia avuto nessun tentennamento sulla scelta, più che ovvia, da fare! Coglier al volo l’opportunità (e quando mai ti capitano offerte simili). Capisco anche i timori di tutti gli altri, tanto è inusuale l’avventura. Un sogno per tanti, straordinario per Marika? Perché?
Per lo stesso motivo che tutti noi tetraparesici sappiamo, perché senza una organizzazione capillare, che comporta il coinvolgimento di tantissime persone, è impossibile realizzare sogni come quello di andare in moto, o buttarsi con un paracadute, o salire le scale, o scalare una montagna, o scendere le scale, insomma complicato non è il sogno ma, il coinvolgimento di una “folla“ per la sua realizzazione (per non parlare dell’investimento economico, per niente secondario).
Capisco Marika e la sua voglia di affrontare pericoli, quelli che chiunque affronta nella vita di ogni giorno, ma che quando riguardano i “disabili” diventa un facile alibi per non permetterci di fare niente. Non dico di diventare carne da macello, ma neanche bambole di porcellana, perché a differenza di queste ultime, noi abbiamo cervello ed emozioni. Brava Marika.